La newsletter de Il Post chiamata Colonne e dedicata a Milano appena uscita mi ha rinfrescato la memoria su qualcosa che avevo un po’ rimosso.

Nei primi 2000, quando governava il centrodestra ci si scontrava sui veri problemi di Milano: le panchine.

Dalla newsletter Colonne:

Per chi le considera un elemento di arredo urbano utile per vivere bene in città, le panchine a Milano non sono abbastanza. Per altri invece andrebbero tolte anche quelle che ci sono perché possono rappresentare un problema e diventare un bivacco per persone che vivono in strada. Non ci sono dati aggiornati sul numero di panchine attualmente presenti in città, ma sono aumentate soprattutto negli ultimi dieci anni e sembra che continueranno a farlo, sopratutto nelle vie e nelle piazze dove sono in corso progetti di riqualificazione urbana, nei quali sono quasi sempre previste.

Cercando negli archivi dei giornali locali si legge per esempio che nei primi anni 2000 le giunte di centrodestra le avevano tolte nei luoghi considerati più problematici (spesso su richiesta degli stessi residenti) o non le avevano semplicemente previste nei progetti di rifacimento di piazze e strade, proprio per evitare che fossero usate per altri scopi. Dopo il 2011, quando fu eletto sindaco Giuliano Pisapia con una giunta di centrosinistra, le cose iniziarono un po’ a cambiare. Divenne per esempio un piccolo caso il fatto che l’allora assessore all’Arredo urbano Pierfrancesco Maran avesse fatto installare una serie di panchine in corso Vittorio Emanuele e in piazza Beccaria e ne era sorto uno scontro con l’ex consigliere del PdL (Popolo delle Libertà) Riccardo De Corato, che si era detto contrario perché avrebbero finito per «ospitare dei clochard».

Come dicevamo, i nuovi progetti di riqualificazione prevedono spesso le panchine: gli ultimi esempi sono quelli di corso Sempione, corso Buenos Aires, parco Segantini e piazza Castello. In alcuni casi il posizionamento delle panchine serve più che altro per impedire il parcheggio delle macchine (cosa che non fa piacere a tutti). Per Alessandro Balducci, professore di Pianificazione e Politiche pubbliche del Politecnico di Milano, c’entra anche l’esperienza ricavata da alcuni progetti di “urbanistica tattica” fatti negli ultimi anni, che hanno contribuito a creare molte più aree pedonali e quindi più spazi di condivisione. «I cittadini di Milano hanno sempre vissuto nei giardini e negli spazi privati, ora si sta scoprendo di più lo spazio pubblico», dice Balducci.

A questo si aggiunge un aspetto sociale: le panchine che si trovano tra piazzale Corvetto e piazzale Lodi per esempio sono molto utilizzate da chi vive nelle case di edilizia popolare, che di solito sono abbastanza piccole. «Le persone hanno sempre avuto bisogno di trovare nello spazio pubblico quello che non hanno in casa propria», continua Balducci. Nel quartiere di San Siro per esempio, in via Gigante – una zona di edilizia popolare dove vivono molte persone straniere e italiane di seconda generazione — le panchine sono piuttosto rare. Le ricercatrici della sede dell’Off campus del Politecnico hanno posizionato delle sedie e panche gialle con dei tavolini e stanno studiando come questo piccolo intervento impatti sulla vita del quartiere.

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